Che cosa è l’Hatha yoga… e come funziona

Yoga o Hatha Yoga? Qual è la differenza?

Se anche tu ti sei fatto questa domanda, e hai le idee un po’ confuse… beh, in questo post vedremo di risolvere il mistero, e di fare un po’ di chiarezza sui vari significati di questa parola e di questo stile di yoga.

Che cosa significa “Hatha yoga”

Per comprendere a fondo il significato della parola Hatha Yoga è necessario analizzare la sua traduzione dal sanscrito, ovvero l’antica lingua indiana al quale lo yoga fa riferimento.

Per quanto riguarda la parola Yoga ormai non dovrebbero più esserci dubbi sul suo significato :),  ma qualora ve ne siano, ti ricordo che essa deriva da Yuj, e che significa “unire” o “soggiogare”, e si riferisce all’unione del corpo con la mente e lo spirito.

Per saperne di più, ti suggerisco di dare un’occhiata a questo articolo: Cos’è lo yoga, come si fa, perché funziona >

La parola Hatha, invece, ha un duplice significato. In primo luogo significa “sforzo” e si riferisce allo sforzo mentale e fisico necessari per praticare yoga.

(Lo sforzo mentale è necessario per praticare yoga con regolarità e costanza nel tempo, mentre lo sforzo fisico è  necessario per praticare gli asana e tutte le altre tecniche che compongono l’universo dello yoga, come il pranayama, i mudra, i bandha o le tecniche di purificazione.)

Hatha Yoga può quindi essere tradotto come “yoga dello sforzo”, ma questa non è l’unica interpretazione.

La parola Hatha, infatti, ha anche un altro significato.

Ha significa “sole” ed è riferito all’energia maschile, che sfocia nel canale energetico destro del nostro corpo e che viene anche chiamata Pingala. Mentre Tha significa “luna”, ed è riferito all’energia femminile, all’energia che sfocia nel canale energetico sinistro del corpo e viene chiamata Ida.

La parola Hatha, quindi, rappresenta in questo caso le due polarità, le energie opposte che vengono riunite per funzionare in armonia.

Per questo motivo, l’Hatha yoga viene anche chiamato “lo yoga del sole e della luna” (rispettivamente yang e yin), e la sua pratica ci insegna che il corpo, la mente e lo spirito sono una cosa sola, unica e indivisibile.

Quindi potremmo dire che la pratica dell’Hatha yoga ha come obiettivo quello di mantenere in equilibrio e in armonia queste due polarità, e che per farlo richiede uno sforzo fisico e mentale.


Io trovo che sia un concetto straordinario, in grado di guidarci alla comprensione degli equilibri interni che regolano il nostro funzionamento, e all’identificazione degli aspetti energetici con i quali dobbiamo lavorare per ritrovare un equilibrio nel corpo e nella mente.

Per esempio, se in un determinato momento o periodo ci sentiamo iperattivi, nervosi o agitati, è probabile che nel nostro organismo sia presente un eccesso di energia maschile, (pingala) e per riportare equilibrio nel corpo e nella mente, è utile dedicarsi ad una pratica di yoga gentile, tranquilla, calma e rilassata che stimoli l’energia femminile (ida).

(Come ad esempio la tecnica di respirazione Chandra Bedha Pranayama, che stimola Ida nadi, il canale energetico associato all’energia della luna o al sistema nervoso parasimpatico.)

Al contrario, quando ci sentiamo letargici, stanchi e ci mancano entusiasmo e vitalità è probabile che ad essere in eccesso sia l’energia femminile Ida, ed in questo caso, per riportare equilibrio nel corpo e nella mente, è necessario stimolare Pingala, l’energia solare, attraverso una pratica di yoga più fisica e più intensa, come per esempio gli asana che lavorano sugli addominali o sul terzo chakra (Manipura) o ancora con qualche ciclo vigoroso di Saluto al Sole.

Interessante vero?

Ma andiamo avanti, c’è ancora molto da scoprire…

Lo scopo dell’Hatha yoga

Come abbiamo visto l’Hatha yoga ha come obiettivo quello di mantenere in armonia ed equilibrio le due polarità opposte, Yin e yang, attraverso il compimento di uno sforzo fisico e mentale.

Ma non è finita qui.

Esiste infatti un “livello superiore”, una tappa evolutiva più “elevata” dello yoga, quella che secondo gli Yogasutra di Patanjali (il più antico testo di riferimento sullo yoga), dovrebbe portarci al fine ultimo dello yoga, cioè il Samadhi, ovvero la “beatitudine”, lo stato in cui si raggiunge l’annullamento dell’ego, le dualità diventando una cosa sola, le afflizioni mentali vengono fatte tacere, e la mente è quieta.

Questo obiettivo ultimo viene raggiunto attraverso la pratica del Raja Yoga, uno stile di yoga molto “mentale” e meditativo che richiede un elevato grado di preparazione fisica, mentale ed energetica.

Perché ti dico questo?

Perché lo scopo più elevato dell’Hatha yoga è quello di “eliminare gli ostacoli fisici” per prepare corpo e mente alla pratica del Raja Yoga, e quindi al cammino verso il Samadhi.

La pratica delle posizioni, infatti, oltre agli evidenti benefici di carattere fisico, ha anche lo scopo di sciogliere le tensioni nel corpo e purificare i canali energetici, permettendo al Prana, ovvero all’energia vitale, di scorrere liberamente.

Oltre a questo, le pratiche del controllo del respiro o di assorbimento dell’energia vitale (pranayama), permettono di calmare la mente, controllare e gestire le emozioni, avendo un effetto positivo sul sistema nervoso.

Tutto ciò, come abbiamo detto, ci fa sentire bene, e a livello spirituale questo sforzo serve per preparare il corpo e la mente ad un livello di yoga superiore.

Origini dell’Hatha yoga

L’antica tradizione dello yoga è come un fiume ampio e profondo alimentato da moltissime fonti orali, scritte, ma anche iconografie, danze e canti.

E’ stato grazie a Patanjali, ed al suo famoso testo – gli “ Yoga Sutra di Patanjali“, scritto circa nel 3 sec. a.c. -, che lo yoga ha iniziato a prendere forma.

Il testo raccoglie in ordine logico tutti gli insegnamenti precedenti, che spesso venivano trasmessi solo verbalmente.

Tuttavia, lo yoga di cui ci ha parlato Patanjali, nonostante sia ancora un punto di riferimento per la maggior parte delle scuole di formazione yoga, non riguarda la pratica delle posizioni.

Gli Yoga Sutra, infatti, hanno una caratteristica soprattutto mentale, ed è come se fossero un manuale che descrive ed identifica in 8 anga o “gradini”, lo scopo ultimo dello yoga e cioè il Samadhi, ovvero lo stato di beatitudine,  e l’unico asana che viene trattato è la posizione seduta meditativa, che secondo Patanjali deve essere sthira sukham asanam e cioè “comoda e stabile”.

Quindi, dall’inizio della storia dello yoga fino agli Yoga Sutra di  Patanjali, il corpo fisco non è considerato come uno strumento per raggiungere la beatitudine, o il Samadhi.

In seguito, con lo sviluppo del tantrismo, si è iniziato a comprendere il valore del corpo, delle sensazioni e delle emozioni come mezzo per trascendere liberare la mente, ed è in questa epoca che per la prima volta è stato utilizzato il termine Hatha yoga, che, a differenza dello yoga di Patanjali, comprendeva anche lo sforzo fisico, attraverso la pratica delle posizioni.

L’Hatha yoga quindi ha origine dal tantrismo, ed in questa epoca particolarmente creativa dal punto di vista delle pratiche si sono diffusi anche il Mantra, il Kundalini yoga, il Nada yoga (lo yoga del suono).

Il primo testo ufficiale di Hatha Yoga con incluse dettagliate descrizioni di posizioni e tecniche  viene attribuito a Svatmarama e risale attorno al 1400 d.c. (Vedi la sezione testi e scuole di riferimento).

A partire da quel momento di Hatha Yoga si è continuato a scrivere e parlare fino ai giorni nostri, e dall’insegnamento e dall’evoluzione di questa disciplina sono nati in seguito decine di stili e di scuole di pensiero yogico, tutte appartenenti ad una stessa “radice”, quella che per prima ha considerato il corpo, e la pratica delle posizioni, come elemento per trascendere la mente.

Quindi, quando parliamo di Iyengar yoga (del maestro Iyengar) o di Ashtanga yoga (del maestro Patthabhi Jois), o dei più moderni di Bikram yoga (del maestro Bikram Choudhury ) e Yin yoga (del maestro Bernie Clark), ebbene, altro non sono che derivazioni dell’Hatha yoga.

A questo punto forse ti starai chiedendo come mai, se tutti gli stili derivano dall’Hatha Yoga, in alcune scuole vengono proposti corsi specifici di Hatha yoga, differenziandoli da altri stili.

Dubbio assai lecito… scopriamo subito la risposta! 🙂

Caratteristiche della pratica

Come abbiamo visto, la parola Hatha è riferita a qualsiasi stile di yoga in cui si pratichino le posizioni (asana).

Tuttavia, quando parliamo di lezioni di yoga, in genere il termine Hatha viene utilizzato per indicare un tipo di lezione dal ritmo lento, in cui lo sforzo fisico è ridotto, ed in cui l’allungamento muscolare e la resistenza vengono curati molto più dello sforzo fisico inteso.

Per questo motivo, le lezioni di Hatha yoga sono facilmente sostenibili dalla maggior parte delle persone.

Una lezione di Hatha yoga, infatti, comprende per lo più posizioni statiche e/o dinamiche eseguite con un ritmo lento, e viene data molta importanza alla respirazione, enfatizzando il respiro coordinato con il movimento.

Generalmente le lezioni di Hatha yoga seguono una struttura comune, ed iniziano con un momento di raccoglimento in piedi, seduti, oppure a terra.

In questa fase ci si concentra sulla respirazione e si inizia a portare l’attenzione al mondo interno. Per enfatizzare l’interiorizzazione, si possono utilizzare dei mudra, e/o cantare dei mantra.

Successivamente, si passa a degli asana statici o dinamici, che servono per riscaldare il corpo. In alternativa, come riscaldamento, possono essere eseguiti anche alcuni cicli di Saluti al Sole.

La lezione normalmente continua con la pratica degli asana: in piedi, estensione indietro, torsione, piegamenti in avanti, inversioni. In seguito, si eseguono le tecniche di controllo del respiro (Pranayama) e si conclude con il rilassamento finale Shavasana, o in alternativa con la meditazione.

La lezione termina con un momento di raccoglimento in cui si ripete il mantra OM, (il suono che ha dato origine all’universo) o esprimendo gratitudine nei confronti di qualcosa o qualcuno, secondo la creatività dell’insegnante.

Ovviamente il modo in cui viene composta una lezione, ed il ritmo con cui viene eseguita, dipendono molto dall’insegnante, e per questo motivo si può partecipare a lezioni di Hatha yoga completamente diverse fra di loro… ma questo è un bene, in quanto ci da la possibilità di sperimentare pratiche e stili differenti.

Inoltre, in epoca moderna, sta diventando sempre più di uso comune mescolare più stili tra loro. In questo senso devo ammettere che anche io ho trasformato molto il mio modo di insegnare, e se inizialmente mi rifacevo molto agli insegnamenti dello yoga integrale, oggi invece le mie lezioni sono influenzate dalle varie formazioni che ho seguito nel corso degli anni.

Inoltre, poiché mi sono resa conto che lo yoga si può proporre anche in maniera “personalizzata” in funzione di uno specifico obiettivo, e per adattare lo yoga alle esigenze dello stile di vita “occidentale”, ho indirizzato il mio stile in quella direzione, creando sequenze specifiche per i più comuni disturbi (come stress e insonnia), per lo sport, e per la vita di tutti i giorni..  proprio per darti l’opportunità di sperimentare e scegliere ciò che più fa per te.

I Benefici dell’Hatha Yoga

In generali i benefici derivanti dalla pratica dell’Hatha yoga sono uguali o simili a quelli degli altri stili di yoga, e di seguito vedremo quali sono i principali.

Una cosa però che contraddistingue questo stile rispetto agli altri è che l’Hatha yoga, dando molta enfasi alla respirazione, è benefico specialmente per il sistema nervoso.

E’ quindi molto utile per eliminare lo stress, l’ansia, combattere l’insonnia e tutti i disturbi relazionati in qualche modo con il sistema nervoso.

Tutto ciò grazie allo sviluppo della propriocezione che si acquisisce durante la pratica delle posizioni e le tecniche di controllo del respiro, che ci insegnano a respirare correttamente ed a gestire il respiro per favorire il benessere mentale.

Per esplorare più in profondità i benedici dello yoga, ti consiglio di leggere l’articolo: I 12 benefici dello yoga … mentre qui di seguito ti elenco i principali benefici:

Benefici Fisici

  • Riossigena tutte le cellule del corpo, migliorando le funzionalità di organi, tessuti, apparati
  • Genera forza, energia e vitalità
  • Migliora la flessibilità del corpo
  • Disintossica l’organismo
  • Rallenta l’invecchiamento
  • Migliora l’equilibrio e la concentrazione
  • Previene e cura il mal di schiena ed altre patologie
  • Mantiene il sistema cardio-circolatorio in buona salute
  • Aumenta la qualità del respiro, migliorando la capacità respiratoria
  • In gravidanza fa bene alla mamma ed al bambino

Benefici mentali

  • Dona chiarezza e tranquillità mentale, riducendo il flusso dei pensieri
  • Riduce l’ansia, la depressione e gli attacchi di panico
  • Aiuta a gestire le emozioni
  • Elimina lo stress
  • Aiuta a smettere di fumare
  • Combatte l’insonnia
  • Migliora le prestazioni sessuali
  • Aiuta a risolvere i problemi
  • Sviluppa la concentrazione
  • Aiuta a controllare peso ed a gestire la fame nervosa
  • Aiuta a controllare peso

Testi e scuole di riferimento

Anche se nel mondo dell’editoria moderna esistono milioni di libri che parlano di yoga, c’è un testo in particolare che è riconosciuto in tutto il mondo come il primo testo sull’Hatha yoga, ed è stato scritto da Svatmarama nel 1400 d.c. circa.

Si tratta dell’Hatha Yoga Pradipika ovvero, La lucerna dello Hatha yoga.

L’Hatha Yoga Pradipika è un trattato breve con il quale l’autore chiarisce lo scopo dello yoga, cioè il raggiungimento del Samadhi, sottolineando il fatto che non è possibile raggiungere il Raja yoga, ovvero lo yoga mentale (o meditazione), senza aver imparato l’Hatha yoga, ovvero lo yoga dello sforzo (o la pratica delle posizioni), e viceversa.

Questo testo, per la prima volta nella storia dello yoga, descrive nel dettaglio gli asana necessari per preparare il corpo e la mente allo stadio evolutivo superiore, e cioè alla pratica della meditazione. (Ne descrive 15).

Un altro testo fondamentale, che arrivò in epoca successiva, ma non per questo di minor importanza, è la Gheranda Samhita, ovvero La raccolta di Gheranda.

Questo libro è quello che descrive il maggior numero di pratiche, con 32 asana e 25 mudra, e contiene gli insegnamenti del guru Gheranda al discepolo Candakapali, nel corso dei quali il maestro descrive il percorso di uno yogi per raggiungere l’illuminazione, articolato in 7 momenti o lezioni.

Un altro testo di riferimento importante è la Shiva Samhita, ovvero, la Collezione di Shiva.  Di autore ignoto ed età incerta, l’opera è suddivisa in cinque sezioni e si presenta come la rivelazione di Shiva in persona, che racconta gli insegnamenti dello yoga a Parvati, la sua compagna.

Questi testi sono i più importanti a livello storico, e credo che debbano entrare a far parte della biblioteca di ogni insegnante di yoga.

In un contesto moderno, se l’intenzione di chi pratica yoga è quella di approfondire come eseguire correttamente gli asana, allora è meglio optare per libri più attuali come quelli che puoi trovare nel post: Libri sulla teoria e pratica dello yoga >>

Per quanto riguarda le scuole di riferimento, se possiamo identificarne qualcuna in particolare dove l’insegnante ha declinato le posizioni di Hatha yoga trasformandole in uno stile proprio, come Iyengar o altri stili moderni come VinyasaAshtanga, Anusara e Bikram, allora possiamo attribuire la paternità dell’Hatha yoga al maestro Sivananda e al suo discepolo Satyananda.

Sivananda (1887 -1963)

Sivananda è un maestro indiano contemporaneo che, dopo avere esercitato per diverso tempo la professione di medico, cominciò la sua ricerca spirituale che lo condusse ai piedi dell’Himalaya nella città di Rishikesh, e iniziò così la sua vita da Sannyasin, ovvero da “Rinunciante”.

Sivananda ha contribuito alla diffusione dello yoga in occidente, ed è stato l’ideatore anche della Serie di Rishikesh, ovvero una successione di posizioni prestabilite, basata su azioni e reazioni in grado di stimolare punti fondamentali del corpo come la schiena, l’addome, e la respirazione.

A Rishikesh oggi c’è la sede centrale della Divine Life Society, che è d’ispirazione per moltissimi centri di yoga in tutto il mondo.

Swami Satyananda Saraswati (1923- 2009)

Satyananda è un maestro indiano contemporaneo, discepolo di Sivananda.
 Satyananda ha incontrato il suo maestro all’età di 19 annie da allora si è dedicato alla pratica spirituale.
 Dopo un periodo trascorso con il suo guru, ha viaggiato per nove anni attraverso India, Afghanistan, Burma, Nepal e Ceylon.

Durante questo periodo ha incontrato grandi santi e yogi e ha trascorso molto tempo in isolamento, elaborando tecniche di yoga con lo scopo di alleviare le sofferenze dell’umanità.

Nel 1968 Satyananda ha intrapreso un giro del mondo nel corso del quale ha contribuito a diffondere le antiche pratiche yogiche fra persone di ogni casta, credo, religione e nazionalità.

Il suo approccio dinamico e scientifico allo yoga e alla vita spirituale ha guidato e ispirato migliaia di centri e ricercatori spirituali di tutto il mondo.  Nel 1968 ha fondato la Bihar School of Yoga.

Satyananda ha scritto numerosi testi tra cui: Asana, pranayama, mudra, bandha, uno dei testi più diffusi ed utilizzati dalla maggior parte degli insegnanti di Hatha yoga, in cui descrive dettagliatamente posizioni e pratiche.

Inoltre, prendendo spunto dalle tecniche usate nel tantrismo, ha elaborato la famosissima tecnica di rilassamento guidato Yoga Nidra.

Beh… direi che per ora è tutto. 🙂

Spero che questo post ti abbia aiutato/a a fare un po’ di chiarezza, e qualsiasi sia la tua scelta di stile yogico, ricorda: sotto sotto è sempre l’Hatha yoga che da origine alle mille sfaccettature dello yoga moderno.

E se questo post ti è stato utile e credi che possa esserlo anche ad altri, beh… yogicamente parlando, condividilo sui tuoi social, più Hatha yoga per tutti e meno confusione yogica è meglio!

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6 commenti su “Che cosa è l’Hatha yoga… e come funziona”

  1. Grazie,
    Prima di tutto…
    Molto interessante questo post.
    Ci sono delle edizioni, e conseguenti traduzioni, migliori, da consigliare dei tre testi qui riportati?
    Grazie
    Yuri

    Rispondi
    • Buongiorno Yuri,
      grazie per le tue parole di apprezzamento.
      Poichè oggigiorno esistono numerosissime versione dei testi “classici”, (In modo particolare per quanto riguarda gli YogaSutra o l’Hatha yoga pradipika) abbiamo scelto di condividere le edizioni che ho studiato e di lasciare all’utente finale l’eventuale ricerca di versioni adatte alle proprie esigenze.
      Per quanto riguarda invece il testo del maestro Satyananda: “Asana, Pranayama, Mudra e Bandha”, è un classico che, a mio avviso, non può di certo mancare in una biblioteca yoga specialmente se si è insegnanti.
      Spero di esserti stata utile, buona continuazione

      Rispondi
  2. Ciao Laura! Sono iscritta da poco al vostro sito di yoga on line e mi trovo davvero bene con le tue lezioni… inoltre apprezzo molto gli approfondimenti teorici sul blog! A questo proposito avrei una domanda: cosa si intende di preciso per “yoga integrale “? Ho un po’ di confusione anche perché alcune fonti lo mettono in relazione agli insegnamenti di Sri Aurobindo, altrove si parla invece degli insegnamenti di Swami Sivananda..
    Mi aiuti a fare chiarezza? Grazie!❤

    Rispondi
    • Ciao Anna,
      Grazie per la tua domanda e per la tua pazienza.

      Dal mio punto di vista, non esiste un fondatore ufficiale dello yoga integrale.

      Entrambi i maestri ( Sri autoblindo e Sivannanda) portarono avanti un concetto che risale alle origini della filosofia dello yoga e che comprende appunto l’integrazione della pratica fisica con pratiche da attuare nella vita di tutti i giorni (come ad esempio il karma yoga) e che hanno come scopo non solo il rilassamento o la forma, ma il miglioramento e l’evoluzione dell’individuo e dell’umanità intera.

      Si tratta quindi un” approccio integrale” allo yoga e la proposta yogica dipende dai vari maestri e di come lo hanno adattato e declinato secondo la loro formazione e sensibilità.

      Ad ogni modo credo che sia importante avere una visione dello yoga che vada al di là delle etichette, ma considerare che ogni via, ogni maestro, ha portato insegnamenti preziosi.

      Spero di esserti stata utile, buona continuazione.
      Un abbraccio e & Namaste

      Rispondi
  3. Sivananda è morto nel 1963, non nel 1934.

    Rispondi
    • Grazie mille Alessandra per la gentile segnalazione. Abbiamo provveduto a correggere il refuso.
      Buona giornata

      Rispondi

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